Nuovo Dpcm: coprifuoco per tutti dalle 22, chiusure regionali differenziate per fasce.
Il decreto firmato da Conte prevede una nuova stretta dopo l’ulteriore balzo dei decessi da Covid in Italia. In vigore da giovedì 5 novembre, prevede il coprifuoco nazionale dalle 22.00 alle 05.00. Chiusure differenziate per regione a seconda della fascia di rischio contagio.
Conte: “Esiste un solo modo per uscire da questo periodo drammatico: restare uniti. Sempre”.
Nel giorno dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, queste parole del capo del Governo, suonano come più come un richiamo alla politica e alle istituzioni, in primis gli enti locali, che ai cittadini. Alla vigilia dell’entrata in vigore del nuovo Dpcm firmato stanotte infatti, alle divisioni sulla gestione dell’emergenza sanitaria con le varie forze politiche si aggiungono le frizioni con le regioni che in una lettera inviata a Conte esprimono forti perplessità e preoccupazione per le disposizioni che comprimono ed esautorano il loro ruolo.
Il premier ha firmato il Dpcm con le nuove misure, che saranno in vigore da giovedì e resteranno valide fino al 3 dicembre: l’Italia viene divisa in 3 aree di rischio e in quella dove il contagio è più diffuso e gli indici epidemiologici sono più critici – come ad esempio la Lombardia e il Piemonte – scatterà, di fatto, il lockdown come a marzo. Si potrà uscire di casa solo per andare a lavorare, per fare la spesa, per motivi di salute o necessità. E per portare i bambini a scuola.
Le nuove misure arrivano dopo una lunga discussione, che a tratti è diventata scontro, sia all’interno della maggioranza, in particolare sull’ora in cui deve scattare il coprifuoco in tutto il Paese, sia tra l’esecutivo e le regioni, per chi dovesse assumersi la responsabilità politica delle chiusure con le Regioni che chiedono interventi “omogenei” in tutto il Paese.
Al contrario però, il Governo decide che le misure più dure, dovranno essere adottate dal ministro della Salute Roberto Speranza “d’intesa” con il presidente della Regione interessata.
E questo sia per le restrizioni relative alle “zone arancioni” come la Puglia in cui la curva epidemiologica è compatibile con lo scenario 3 dell’Istituto Superiore di Sanità, vale a dire quelle caratterizzate da una situazione “di elevata gravità”, sia per quelle che interessano le “zone rosse”, che rientrano nello scenario 4, dove invece c’è una situazione di “massima gravità”. Su una cosa il premier e il governo non hanno mai fatto retromarcia: non doveva essere lockdown nazionale e non sarà lockdown nazionale.
Il meccanismo individuato dal decreto è quello di una prima linea di misure nazionali, più “leggere” e valide per tutti: dal coprifuoco alle 22.00 alla chiusura dei centri centri commerciali nel weekend, dallo stop a musei e mostre alla riduzione dall’80% al 50% della capienza sui mezzi pubblici locali, dalla didattica a distanza al 100% per gli studenti delle superiori alla chiusura dei corner di giochi e scommesse all’interno di bar e tabacchi.
Questi interventi varranno per tutta Italia e si vanno ad aggiungere a quelli già in vigore, come la chiusura dei bar e ristoranti alle 18.00.
Molto più duri sono, invece, i provvedimenti inseriti nell’articolo 1 bis – quello che riguarda le “zone arancioni” – e nell’1 ter, quello per le “zone rosse”, che resteranno in vigore “per un periodo minimo di 15 giorni”.
Nelle Regioni, province o Comuni che rientrano nello scenario a “rischio elevato” (Puglia) sono vietati gli spostamenti in entrata e in uscita nonché gli spostamenti tra i comuni. Entrambi i divieti non varranno in caso di comprovate esigenze lavorative e di studio, per motivi di salute, per situazione di necessità e per accompagnare o riprendere i bambini a scuola. Chiusi anche i bar e i ristoranti: sarà consentito solo la consegna a domicilio e il servizio di asporto fino alle 22.
La Basilicata dovrebbe ricadere nelle “zone verdi” e dunque con regole meno rigide. Il “coprifuoco” scatta comunque alle 22, didattica a distanza al 100% alle superiori, capienza dimezzata al 50% nei trasporti. Centri commerciali chiusi nel weekend e nei festivi così come i musei, le mostre, le sale bingo. Bloccate le crociere. Consentito l’accesso ai parchi, sempre rispettando la regola del distanziamento sociale.
Sia nelle zone arancioni che in quelle rosse, tornerà l’autocertificazione. Come a marzo e aprile. Come nei mesi più bui di questa pandemia.
trm