Giù le mani dalle spiagge libere Legambiente: “Nemmeno un metro in meno di spiagge libere
I Comuni si organizzino per tempo per gestire al meglio il più prezioso dei beni comuni. No a riduzioni, chiusure o cessioni del litorale libero ai privati
In questi giorni in cui si sta strutturando con fatica l’avvio della stagione balneare post-pandemia, anche in Basilicata Legambiente chiede che non un metro di spiaggia libera venga sacrificato per ampliare gli spazi negli stabilimenti balneari, neanche temporaneamente. Da più parti, infatti, continuano e giungere ipotesi e richieste di allargamento delle aree concesse, per garantire il distanziamento fisico tra gli ombrelloni degli stabilimenti, ipotesi che Legambiente respinge con forza chiedendo che il distanziamento sia garantito in primo luogo proprio nelle spiagge libere, a vantaggio della libera e gratuita fruizione di uno spazio pubblico.
“Le spiagge libere vanno lasciate tali, anzi è proprio qui che va garantito in primo luogo l’eventuale distanziamento fisico necessario, con il libero accesso al mare e con una fruizione rispettosa dell’ambiente e delle norme sanitarie – dichiara Antonio Lanorte Presidente di Legambiente Basilicata. Noi chiediamo ai Comuni di definire le modalità di fruizione delle spiagge libere garantendone il libero accesso e un utilizzo sicuro e sostenibile, privilegiando le categorie più deboli, così come stanno già facendo le amministrazioni comunali di Bernalda, Montalbano Jonico e Nova Siri, destinando tratti di spiaggia libera a favore di persone con disabilità“.
“Non è certo un compito facile per le amministrazioni – prosegue Lanorte – e per questo è opportuno ragionare attentamente, definendo spiaggia per spiaggia, le misure che andranno adottate e, soprattutto, le capacità di carico di ogni singola spiaggia per prevenire pericolosi affollamenti. Alle amministrazioni chiediamo inoltre la strutturazione di punti diffusi per la raccolta dei materiali sanitari monouso o a rischio abbandono e di non tornare indietro sulle politiche Plastic Free; su questo in particolare c’è necessità di incentivare, presso gli esercenti, l’utilizzo di prodotti biodegradabili nella distribuzione alimentare, visto il possibile aumento, con l’emergenza sanitaria, del monouso da asporto”.
Il tratto di demanio costiero libero da concessioni è il più delicato fra i beni comuni e una risorsa straordinaria per il nostro Paese sia dal punto di vista ambientale che da quello sociale e come tale ne va garantito l’utilizzo tanto più in un periodo, come l’attuale, in cui bisognerà soddisfare il bisogno di svago in un contesto di grave crisi economica.
“Pensare di cedere a privati spazi di litorale libero – continua Lanorte – in cambio di sorveglianza e controllo delle regole o, addirittura, ipotizzare la chiusura delle spiagge libere perché non si è in grado di assicurarne una corretta fruizione, sarebbe una resa, una presa d’atto che il pubblico non è in grado di gestire il bene comune. Al contrario riteniamo che abbiamo davanti una straordinaria occasione proprio per ristabilire la naturale connessione fra pubblico e gestione del bene comune. È questo il momento giusto affinché i Comuni ritrovino quel rapporto di confidenza con il proprio territorio, si riapproprino di luoghi troppo spesso dati per scontati e abbandonati a una fruizione anarchica, sui quali si interveniva solo per pulizie estemporanee o controlli polizieschi”.
“Inoltre – secondo Lanorte – l’installazione di strutture balneari, seppur a carattere stagionale, può rappresentare una minaccia per l’integrità di alcuni habitat protetti, siti vocati per la riproduzione di specie importanti quali il fratino e la tartaruga Caretta caretta. Per questo motivo Legambiente Basilicata e WWF Costa ionica lucana, hanno inviato nei giorni scorsi osservazioni all’Ufficio del Demanio Marittimo di Matera in merito a specifiche istanze di concessione richieste da soggetti privati”.
“Infine – conclude Lanorte – auspichiamo che questo particolare momento in cui è necessario coniugare aspetti sanitari ed ambientali, sia colto come l’occasione per adottare provvedimenti che possano diventare pratica diffusa e permanente. E che sia anche l’inizio di una nuova stagione per nuove politiche a favore dei territori costieri. Insomma, tornare a occuparsi di coste in questa Regione perchè la prospettiva climatica che abbiamo di fronte ce lo impone e perchè i 60 km di costa della Basilicata sono una straordinaria risorsa in chiave turistica che potrebbe rafforzarsi e allargarsi costruendo un’offerta sempre più qualificata, integrata e diversificata. Alzare il livello del confronto, pretendere che i territori costieri siano oggetto di studi, risorse, progetti per passare dall’inseguire l’erosione costiera e contare i dannil, a una strategia complessiva che consenta di mettere in sicurezza le persone e al contempo di adattare i territori a un nuovo scenario ambientale. Adottare, quindi, finalmente, il Piano Coste e il Piano Lidi. Invece nel dibattito pubblico l’argomento prevalente è quello che ruota intorno alla pur importante questione del rinnovo delle concessioni demaniali marittime al 2033, mentre bisognerebbe ragionare di più, in un’ottica di sistema, sul futuro delle aree costiere mettendo al centro qualità, accessibilità, sostenibilità e cura del territorio, definendo nuove regole e politiche per rilanciare il loro ruolo, tenendo presente che tutte le questioni sono legate fra loro e vanno affrontate insieme, dalla lotta all’erosione, all’inquinamento delle acque, all’abusivismo, alla gestione delle spiagge libere e in concessione”.