L’Assessore alle infrastrutture lucana Donatella Merra si dimette
Lunga riflessione politica diffusa alla stampa: mancanza di autonomia e di autorevolezza tra le cause
FONTE TRM articolo di Donato Mola
Donatella Merra, Assessore alle Infrastrutture della Regione Basilicata e esponente della Lega, ha annunciato le sue dimissioni da incarico. La decisione è stata motivata da un diffuso disagio politico e dalla percezione di non avere più le condizioni minime di autonomia e autorevolezza per portare avanti un programma ambizioso. Merra ha spiegato che l’attuale clima politico è diventato poco favorevole all’implementazione di grandi progetti e investimenti indispensabili per lo sviluppo della regione.
La politica, secondo l’ex assessore, si sta riducendo alla “mera gestione dell’ordinario”, allontanandosi dai principi di rinnovamento e trasformazione che avevano guidato la sua elezione e quella della sua coalizione. La Basilicata, ha sottolineato, aveva scelto un percorso di cambiamento, sperando in “grandi opere e scelte coraggiose” che ora rischiano di non concretizzarsi a causa di un clima politico non favorevole.
Donatella Merra ha poi criticato ciò che considera vecchie e logore logiche di Palazzo, che stanno impedendo lo sviluppo economico e occupazionale della Basilicata. Sebbene la regione abbia acquisito un ruolo di centralità nelle trattative ministeriali e abbia ottenuto notevoli investimenti, queste vittorie rischiano di essere vanificate a causa di una politica regionale ritenuta poco lungimirante.
Nella sua dichiarazione, l’ex assessore ha anche elencato una serie di settori e progetti che necessitano di immediata attenzione, dalla viabilità alle aree interne, dal risanamento delle emergenze da dissesto idrogeologico alla mobilità sostenibile. Ha concluso affermando di aver combattuto “battaglie difficili e solitarie, ma non impossibili”, e che ora è giunto il momento di fare un passo indietro.
La nota integrale diramata dalla segreteria dell’Assessore Merra
“una doverosa riflessione politica”
La storia di questa stagione politica, almeno al suo epilogo avrebbe potuto essere scritta diversamente, provando a portare a termine il programma che abbiamo faticosamente disegnato e in parte realizzato. Purtroppo, da tempo sono ormai venute meno le condizioni minime di autonomia e di autorevolezza necessarie a raggiungere traguardi ambiziosi ma sicuramente alla nostra portata. Al momento di raccogliere le principali sfide o semplicemente fronteggiare, con alto senso di responsabilità, emergenze e priorità invocate da tutto il territorio non ci si può ridurre, o meglio, non si possono ridurre alcune parti politiche alla mera gestione dell’ordinario. Non ci sono più le condizioni per esercitare pienamente e degnamente il mio mandato politico.
La Basilicata aveva deciso di cambiare scegliendo persone in grado e con la volontà di sovvertire un destino apparentemente segnato con la forza delle grandi opere e delle scelte coraggiose; se questo principio è venuto meno si sta tradendo il mandato che ci era stato consegnato dai cittadini, i quali hanno creduto nel rinnovamento e nella trasformazione dopo decenni di ossificazione del quadro politico e sociale.
È giunta l’ora di essere franchi con noi stessi e con i lucani. È necessario avviare una schietta e onesta riflessione politica che riporti al centro del dibattito pubblico gli interessi della Basilicata, dei cittadini, delle comunità e dei territori. Da questi ultimi ci si sta allontanando per inseguire vecchie e logore logiche di Palazzo che squalificano la nostra missione, quella di dare ai lucani un futuro di sviluppo e di crescita economica e occupazionale non più procrastinabile.
Sta venendo meno quello slancio indispensabile a concretizzare i grandi progetti e i grandi investimenti di cui la Basilicata non può fare più a meno, pena lo scivolamento verso maggiore arretratezza e isolamento. Tutto ciò è inammissibile alla luce delle aspettative che sono state riposte in questa esperienza che sta dimostrando adesso di aver esaurito l’energia e la voglia di trasformazione.
Al netto del ruolo di rinnovata centralità che nelle trattive ministeriali la Basilicata ha acquisito, con notevoli risultati sul piano degli investimenti, non è pensabile inibire questi processi virtuosi ai Tavoli regionali, quelli delle massime decisioni e delle scelte strategiche.
I bonus e sostegni a famiglie e imprese, in chiave energetica e sostenibile, hanno consentito di dare ossigeno all’economia in una congiuntura complicata, segnata da crisi epidemiche e internazionali, ma esclusivamente soluzioni sistematiche e sistemiche strutturate possono arginare lo spopolamento, la riduzione drastica delle partite IVA, delle piccole e medie imprese, l’emigrazione dei cervelli migliori di questa terra. È divenuto lungo l’elenco dei provvedimenti non rinviabili e non contendibili, ai quali è stata sbarrata la strada con metodi politicamente poco ortodossi e discutibili sotto il profilo della lealtà di squadra. Ci sono limiti da non travalicare soprattutto quando è in ballo la salute dei territori e l’ incolumità e il benessere delle persone: dalla viabilità aree interne, ai piani straordinari per il risanamento delle emergenze da dissesto idrogeologico, al bando per dotare la città di Potenza di uno studentato, alle politiche per il bike sharing e la mobilità sostenibile, allla tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale degli edifici di culto, al rinnovo del parco rotabile automobilistico e ferroviario, fino ad una programmazione dedicata e condivisa per le grandi infrastrutture con i fondi che dovrebbero essere connaturati al principio dei grandi investimenti e dello sviluppo del territorio, in particolare Fondo Sviluppo e Coesione e royalties; il più alto compito della Politica è valorizzare, tutelare spingere alla massima velocità le intenzioni e le strategie più virtuose; se il freno a queste iniziative elaborate nel tempo e con la fatica è rappresentato da un Assessore o da una parte politica è il momento di prenderne atto e renderne conto purché non si freni la corsa di una comunità in una fase di delicata e fragile ma orgogliosa risalita.
Noi non vogliamo e non possiamo renderci partecipi di questa resa che va contro i nostri valori politici, etici ed esistenziali. Ho condotto finora battaglie difficili e solitarie, ma non impossibili. Ma “ad impossibilia nemo tenetur”: se non esistono più le condizioni per proseguire, per tenere fede al patto stretto con i lucani, è doveroso da parte mia un passo indietro