Bolognetti: Il Gran Consiglio del settantennio, lo squadrismo di regime, la fame di democrazia, l’attentato contro i diritti politici del cittadino.
Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani (in sciopero della fame dalle ore 22.00 del 23 settembre)
Immagino che anche oggi stia proseguendo la farisaica indignazione del fascismo degli antifascisti. Il Gran Consiglio del settantennio, questo sinedrio di ipocriti che ha assassinato la Costituzione e la democrazia, è tutto mobilitato e come un sol uomo invoca “ORDINE”.
A lor signori dico: non provate a conculcare i diritti previsti dall’art. 17 della Costituzione.
Lo dico in primis a quel Presidente della Repubblica che, a quanto pare, ha rinunciato al ruolo di garante per vestire i panni dell’arbitro. Di quale contesa lascio a voi giudicarlo.
Mentre a reti unificate gli scribi di regime si strappano le vesti per un assalto annunciato, le ragioni della nonviolenza vengono inghiottite dal silenzio.
Non mi stupisco, sono pur sempre dei “democratici”. Democratici che non vedono il topo de “La peste”, che passeggia indisturbato nei palazzi del potere. Non vedono il disfacimento sociale, politico, economico e delle istituzioni della Repubblica.
No, non citerò di nuovo Tacito e Calgaco, ma di certo continuerò a nutrire la fame di democrazia, diritti umani e verità. Una fame necessaria, verrebbe da dire.
C’è una ignobile narrazione di regime, che da mesi racconta a 60 milioni di italiani che dissenso equivale a terrorismo. Si rievocano frasi e parole impolverate: “La strategia della tensione”, “la linea della fermezza”.
Quale tensione e quale fermezza, verrebbe da chiedergli.
Non posso che prendere atto che da mesi prosegue l’imperterrita, arrogante, violenta, tracotante opera squadristica dei media di regime.
Sì, ho chiesto le dimissioni della Lamorgese, ma ho emesso sostanzialmente silenzio.
Cos’è fascismo? In queste ore, inevitabilmente, la mia memoria torna alle parole contenute nella quarta di copertina di un libro che mi è caro, “Verso il regime” (Laterza, 1960): “I regimi oggi avanzano a passi felpati […] non ripudiano la legge, la violano in silenzio. Nella loro fase potenziale lasciano funzionare alcuni istituti democratici, ma li vanno svuotando di ogni forza e di ogni linfa vitale con l’isolarli e privarli delle necessarie articolazioni”.
Possiamo escludere nuove forme di totalitarismo? La mia risposta è no, non possiamo. Se ci guardassimo intorno con attenzione, ci accorgeremmo che certe distopie sono fin troppo presenti.
Oggi i regimi in linea di massima non sfasciano teste; le manganellate piovono attraverso l’etere, accompagnate da robuste dosi di olio di ricino. L’ordigno vociferante del ventennio, le piazze Venezia mediatiche compiono egregiamente l’opera che fu dei nazisti quando nel 1933 bruciavano libri.
La “lupara bianca”, intanto, ha fatto sparire le ragioni che da 19 giorni mi hanno indotto a riprendere l’azione nonviolenta sospesa il 14 luglio.