Atto aziendale Asp Cosenza“Ospedale di Praia a Mare succursale dello Spoke E c’è pure chi ha il coraggio di esultare”
PRAIA A MARE, sabato 10 aprile 2021
“C’è da chiedersi cosa abbia da esultare il sindaco di Praia a Mare, Antonio Praticò, dopo l’adozione dell’Atto aziendale dell’Asp di Cosenza e come faccia a parlare di riapertura dell’ospedale di Praia a Mare”.
Antonino De Lorenzo, consigliere di minoranza del Comune di Praia a Mare, commenta così l’annuncio fatto nel pomeriggio di venerdì 9 aprile dal primo cittadino e dall’amministrazione praiese.
“Il documento del commissario Asp Vincenzo La Regina andrebbe letto e compreso, prima di sparare proclami in salsa pre elettorale – attacca -.
Leggerlo e capirlo significa confrontarlo con quanto previsto dal decreto Sciabica che è la Bibbia per la struttura sanitaria praiese, in quanto diretta emanazione di quanto il Consiglio di Stato ha sentenziato dopo tanti anni di battaglia giuridica.
Il nuovo atto aziendale stravolge il decreto Sciabica, praticamente andando in contro alle tante richieste di modifica presentate nei mesi scorsi proprio da Praticò.
Chi ha letto entrambi i documenti non può non aver notato che in definitiva, se davvero si procedesse con questo atto aziendale, Praia a Mare non sarebbe altro che una succursale dello Spoke Paola-Cetraro”.
Il documento aziendale, infatti, prevede una organizzazione dei reparti e dei servizi ritenuta distante da quanto previsto e auspicato.
“Innanzitutto – spiega De Lorenzo – scompare la direzione sanitaria che da autonoma passa a dipendente, appunto, da Cetraro-Paola.
Si perde l’Unità operativa complessa di Chirurgia con 20 posti letto e diretta da un primario, trasformata in Unità semplice, quindi dipendente dallo Spoke.
Stessa sorte per il servizio di Radiologia che perde lo status previsto di unità dipartimentale.
Sparisce del tutto la Gastroenterologia, ovvero un servizio che negli anni ha prodotto eccellenza, tradizione e soprattutto numeri.
L’unico aspetto positivo è rappresentato dall’aumento dei posti letto, da 6 a 10, per la Lungodegenza. Ma a quale prezzo? Insomma, una triplice brutta copia di un ospedale”.
Secondo il consigliere comunale, inoltre, la programmazione dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza è criticabile anche per una semplice analisi burocratica.
“Per sua natura – spiega De Lorenzo – l’atto aziendale provinciale è un documento di programmazione, che deve essere poi recepito dal commissario ad Acta calabrese per produrre effetti concreti.
Ma, soprattutto, non modifica il decreto 64 del commissario stesso sulla Riorganizzazione delle reti assistenziali nel quale, è bene ricordarlo, la struttura di Praia a Mare non è riconosciuta come ospedale, a differenza di quanto previsto per Trebisacce.
Sono bastati pochi minuti dalla sua pubblicazione – prosegue De Lorenzo – per registrare le prime esternazioni negative. Tra queste, quelle dei sindacati Cgil, Cisl e Uil che ne hanno chiesto il ritiro accusando il commissario La Regina di aver adottato un provvedimento senza alcun confronto.
È stato inoltre contesto dal sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, per il previsto accorpamento di tutti i precedenti distretti in cinque macro distretti sanitari e per aver omesso la programmazione di servizi e personale ospedaliero”.
Tornando a quanto previsto per la struttura sanitaria di Praia a Mare, questa l’amara conclusione di Antonino De Lorenzo.
“Si tratta di qualcosa di inaccettabile alla luce di quanto stabilito dal Consiglio di Stato – ha detto -, oltre che una forte e insensata mancanza di rispetto per il territorio.
Per tutti questi motivi faccio molta fatica a interpretare l’entusiasmo del sindaco Praticò e della sua amministrazione di dormienti. Esultare per non aver ottenuto una vera Chirurgia, per aver perso Gastroenterologia, per il declassamento della Radiologia e la per la perdita della direzione sanitaria dell’ospedale di Praia a Mare equivale a esultare per l’ennesima mancata applicazione delle sentenze del Consiglio di Stato.
La lotta per il rispetto delle sentenze e della dignità della popolazione dell’Alto Tirreno cosentino – conclude – non è ancora conclusa”.