LAURIA: nuove accuse sul disastro del tetto volante del PalaAlberti che causò la morte di Giovanna Pastoressa
POTENZA – «Lo sganciamento della copertura del PalaAlberti è dovuto, essenzialmente, alla rottura della parte superiore delle forcelle in cemento armato che servivano ad alloggiare le travi principali in legno lamellare. Questo fenomeno ha avuto luogo per l’effetto combinato di una serie di errori e omissioni che hanno caratterizzato, indistintamente, le fasi di progettazione, realizzazione e di controllo dell’opera».
Sono queste le conclusioni, inequivocabili, dei consulenti incaricati dal gip di Lagonegro Ennio Trivelli sul disastro avvenuto il 13 dicembre scorso a Lauria, col distacco di un’ampia porzione del tetto del palazzetto dello sport, che si è sollevata in aria ed è precipitata su una palestra distante una cinquantina di metri. Uccidendo una persona, la psicologa 28enne Giovanna Pastoressa, e ferendone in maniera grave altre 6.
Nei giorni scorsi è stata depositata la relazione conclusiva sugli accertamenti effettuati nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dal gip dal professor Luciano Rosati, della Federico II di Napoli, dall’ingegnere Giuseppe Giannattasio e da Cristoforo Demartino, assistente professore della Zhejiang University/University of Illinois. A breve, quindi, toccherà al pm Rossella Maria Colella valutare il da farsi rispetto ai 9 indagati per omicidio, disastro e lesioni colpose (a cui andrebbe sommata l’accusa di falso rivolta a uno solo di loro) e a eventuali altre ipotesi d’accusa da formularsi.
I consulenti del gip hanno liquidato in maniera sbrigativa le tesi sostenute da più parti, a iniziare dal sindaco Angelo Lamboglia, sul carattere del tutto eccezionale del vento che soffiava quel drammatico venerdì 13.
«L’azione del vento – hanno spiegato – non sarebbe stata in grado di sollevare la copertura se i suoi effetti fossero state correttamente tenuti in conto dai progettisti, per intensità e verso, e se i vincoli di collegamento delle travi principali alla sottostante struttura in conglomerato cementizio armato, fossero stati correttamente concepiti, dimensionati e realizzati».
Quanto alle concrete responsabilità per l’accaduto i tecnici citano, in primis, l’operato dell’ex sindaco Gaetano Mitidieri in qualità di progettista, che avrebbe «omesso di considerare l’azione del vento sulla copertura diretta verso l’alto». Un errore «reiterato ancora più inspiegabilmente» dal progettista esecutivo della ditta che ha realizzato la copertura, Giovanni Grazioli, che però sarebbe stato neutralizzato se in fase di realizzazione le cose fossero andate meglio. Invece «le forcelle di alloggiamento delle travi sono state realizzate contravvenendo alle più elementari regole delle costruzioni in cemento armato, che prevedono la disposizione di barre di armatura al loro interno».
«Tale armatura – proseguono i consulenti del gip – sarebbe stata comunque sufficiente a scongiurare lo sganciamento della copertura, anche se essa era stata progettata ignorando le azioni del vento rivolte».
«In fase realizzativa – insistono Rosati, Giannattasio e Demartino – nessuna delle figure preposte all’esecuzione dell’opera e al relativo controllo si è resa di conto di questa inspiegabile omissione (…) è strano che nessun operaio o figura tecnica in servizio presso l’impresa De Marco, esecutrice delle strutture in cemento armato, si sia reso conto di questa inammissibile mancanza. Ancor più strano è che l’assenza delle armature nella parte superiore delle forcelle sia sfuggita al Direttore dei lavori, architetto Gaetano Mitidieri, visto che egli aveva anche ricoperto il ruolo di progettista delle opere in cemento armato. Infine, la mancata disposizione delle armature non è stata rilevata dal collaudatore in corso d’opera, architetto Francesco Mitidieri».
Quanto a quest’ultimo, inoltre, i consulenti evidenziano che «in base alla documentazione acquisita» non è stato possibile accertare «se abbia effettuato un sopralluogo in cantiere all’atto della esecuzione delle forcelle mentre è certo che ciò non sia avvenuto durante la fase di realizzazione della copertura, ovvero quando le forcelle di alloggiamento delle travi di copertura erano già state eseguite».
Fonte il quotidiano dal sud